La società della prestazione

Byung-Chul Han
Se il Novecento è stato il secolo delle infezioni, il ventunesimo secolo è per Byung-Chul Han l'epoca delle malattie neuronali: depressione, disturbo borderline, sindrome da deficit da attenzione eccetera. L'infezione, che va intesa qui in senso figurato, è dovuta ad un batterio, ossia un corpo estraneo che minaccia l'equilibrio dell'organismo. Fino alla Guerra Fredda ed oltre, il Novecento ha visto la presenza dell'altro come estraneo dalla cui minaccia occorre difendersi se necessario anche con la guerra. Nelle società contemporenee per Han invece l'estraneo ha smesso di rappresentare una minaccia, anzi scompare come tale (La scomparsa dell'Altro è il titolo di un suo libro); anche l'immigrato o il profugo non è più avvertito come una minaccia, bensì come un peso.
Il cessare della percezione della minaccia non comporta però il cessare della violenza. Esiste una violenza che nasce dalla negatività (la guerra, il rifiuto dell'estraneo), ma esiste anche una violenza neuronale che nasce dalla positività. In un sistema sociale ed economico che spinge tutti verso la massima produttività, sempre più persone hanno una reazione di rigetto: soffrono di stanchezza, affaticamento, incapacità di adeguarsi ai ritmi chiesti dal sistema. La società del XXI secolo, per Han, non è più la società disciplinare descritta da Michel Foucault, nella quale il potere si esprimeva con forme capillari di controllo sociale. Oggi non c'è più nessun bisogno di controllo dall'esterno, perché ognuno controlla sé stesso. La società della prestazione (Leistungsgesellshaft) trasforma le persone in soggetti di prestazione, impegnati costantemente a vendere sé stessi sul mercato adeguandosi spontaneamente a ciò che esso richiede, senza alcun bisogno di pressioni esterne. Questo soggetto iperattivo non è più capace di vera attenzione, trascinato dal processo continuo di produzione: "L'attenzione profonda viene progressivamente sostituita da una forma di attenzione ben diversa, l'iper-attenzione (hyperattention). Il rapido cambiamento di focus tra compiti, sorgenti d'informazione e processi diversi caratterizza questa attenzione dispersa" [1].
Se nella società disciplinare erano possibili forme di contestazione del potere, oggi il sistema neoliberale rende improbabile qualsiasi critica. Nel capitalismo classico il datore di lavoro sfruttava il lavoratore; nel sistema neoliberale è il lavoratore che, concependosi come imprenditore di sé stesso, si sfrutta da sé il favore dell'azienda. Il conflitto di classe si sposta dunque dalla società all'interiorità stessa del lavoratore: per ogni fallimento non incolpa più il sistema, ma solo sé stesso. 
In una società simile non c'è più alcun reale bisogno di controllo. Come scrive in Psicopolitica, "Il Grande Fratello digitale esternalizza, per così dire, il suo lavoro ai detenuti" [2]. Le persone spontaneamente si sottopongono al controllo, attraverso i social network offrono ogni possibile informazione su di sé, si presentano allo sguardo comune alla ricerca disperata di consenso; il controllo diventa capillare, ma ognuno ha l'illusione di essere libero. In una società centrata sulla positività bisogna bandire da sé ogni negatività, auto-ottimizzarsi costantemente. Se il sistema disciplinare era rappresentato da Panottico, il carcere progettato da Jeremy Bentham nel quale ogni detenuto può essere osservato in qualsiasi momento senza saperlo, nella società neoliberale per Han si ha il Bannoptikum, "un dispositivo che identifica ed esclude le persone ostili al sistema o incapaci di adattarsi ad esso" [3]. La possibilità del bando, di essere ricacciati al fondo da una società in cui si è persi se non si è in grado di fornire sempre la massima prestazione e la migliore rappresentazione di sé, provoca una forte angoscia, che genera da un lato l'odio verso sé stesso (perché non si è capaci di essere all'altezza del sistema), dall'altro l'odio verso lo straniero, nella illusione di costruirsi una identità creandosi un nemico immaginario, un altro minaccioso che è irreale, perché "all'interno dell'ordine globale oggi dominante ci sono propriamente soltanto Uguali diversi o Diversi uguali" [4]. 

Nato a Seul nel 1959, Byung-Chul Han vive in Germania dagli anni Ottanta. Insegna alla Universität der Künste di Berlino.

Note
[1] Byung-Chul Han, La società della stanchezza, tr. it., nottetempo, Roma 2012. [2] Byung-Chul Han, Psicopolitica, tr. it., nottetempo, Roma 2016, p. 18. [3] Byung-Chul Han, L'espulsione dell'Altro, tr. it., nottetempo, Roma 2017. [4] Ivi, p. 23.

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